Spesso, in passato, ho avuto l’impressione di non riuscire a vivere la mia vita pienamente e di non trovare la giusta soddisfazione in ciò che facevo ogni giorno. Mi sentivo travolgere da emozioni e stati mentali distruttivi quali rabbia, tristezza e desiderio di voler vivere la vita di qualcun altro.
Oggi sono abbastanza convinto che questi siano stati mentali che, più o meno tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo vissuto. Anche se non pratichi la meditazione formale e non sai molto di mindfulness, seguire i sette principi fondanti della mindfulness ti aiuterà a canalizzare meglio le tue energie e ad affrontare le difficoltà con più serenità.
I numeri parlano chiaro, basta digitare “Mindfulness” su un motore di ricerca online per reperire cifre impressionanti: milioni di link, centinaia di migliaia di terapeuti mindfulness-based e protocolli ospedalieri attivi in tutto il globo, con benefici reali e concreti validati da migliaia di studi scientifici che aumentano di giorno in giorno.
La mindfulness funziona. Non ci sono più dubbi. Funziona molto bene per qualsiasi persona, se praticata con regolarità, ma andiamo con ordine e facciamo prima un po’ di chiarezza.
Ci sono solo due errori che si possono fare nel cammino verso la felicità: non andare fino in fondo e non iniziare.
Shakyamuni Buddha
CHE COS’È LA MINDFULNESS
La mindfulness può essere definita come la consapevolezza che sorge dal prestare attenzione intenzionalmente, con costanza e continuità al momento presente e in modo non giudicante.
Nella letteratura dell’India antica c’è una parola che s’impone sulle altre dentro ogni riflessione sulla mente e sul cuore. Questa parola dà voce al concetto di mindfulness, che traduce non tanto un termine quanto un’idea, antica come le prime filosofie dell’India.
La parola Sati, in lingua Pali, e Smrti, in lingua Sanscrita: sarà tradotta in oltre cento degli idiomi antichi e delle lingue morte – influenzando i sistemi di pensiero del mondo orientale e greco-romano – e oggi è conosciuta e pronunciata in ogni luogo del mondo.
Sati significa “memoria” e ha radici etimologiche nel verbo sarati, che vuol dire “testimoniare, ricordare”. È una parola semplice, brusca, che lentamente amplia la sua semantica e – nel lungo dissertare filosofico indiano, dai Veda all’Induismo, al Buddhismo e oltre – da memoria diviene stato di allerta vigile, lucidità del pensiero, agilità della mente, coscienza di sé, dominio di sé e, infine, consapevolezza.
Nel Canone Pali, l’insieme di testi sacri al Buddhismo, Sati è definita come “uno stato di vigilanza della mente che deve essere coltivato costantemente come fondamento della comprensione e della visione profonda e penetrativa”.
È questa un’idea antichissima. Già prima del Buddhismo, nell’India arcaica dei Veda, il concetto di sacrificio – fondamentale per la felicità – era descritto così: “mettere a morte i nemici interiori perché non si può far la pace (santi) con un nemico, pacificare il sé interiore mettendo a morte ciò che fa male per rendere vittorioso ciò che fa bene”.
La felicità, insomma, sin dalle origini significa essere in pace; e pacificare significa essere svegli, discernere, capire.
Essere felici ed essere consapevoli sono sinonimi.
Sati è l’abilità di mantenere svegli la mente e il cuore, fino al punto di guardare le cose che appaiono qui e ora con nitidezza e senza giudizio.
Sati è come indossare un paio di occhiali e correggere un difetto di vista che offusca i colori intorno e confonde i contorni delle cose:
come posso aprire una porta se non distinguo la maniglia dal chiavistello?
come posso trovare l’entrata se il colore dell’uscio e quello del muro si annullano l’uno nell’altro?
Sati è come indossare un paio di occhiali e correggere un difetto di vista che offusca i colori intorno e confonde i contorni delle cose:
L’idea di Sati porta nella filosofia del mondo antico anche una grande rivoluzione: segna il momento in cui gli esseri umani abbandonano la fiducia cieca negli dèi e la rassegnazione al destino e si fanno ideatori della propria vita.
SATI è
una presa di responsabilità
l’inizio di un cammino che porta l’uomo alla libertà e alla saggezza felice
DALL’ORIENTE ALL’OCCIDENTE
Sati è ancora oggi un concetto cardine del Buddhismo in tutte le espressioni delle due correnti fondamentali: il Buddhismo delle origini, Theravada, e quello del Grande veicolo, il Mahayana.
In Oriente l’idea di Sati permea tutti gli aspetti della vita socio-culturale. La consapevolezza anima il senso della giustizia, l’etica personale, l’arte, la cultura e la religione di stato, è un valore che caratterizza l’aspetto umano delle società orientali, coinvolgendo un’area che va dall’Asia Centrale all’estremo Oriente al Sud Est Asiatico, toccando una moltitudine di popoli tra modernità estrema, industrializzazione, povertà e paesi in via di sviluppo.
Oltre tutte le differenze e i contrasti, Sati è un concetto universale, di cui tutti conoscono il significato. È legato alla meditazione di concentrazione (samadhi) e di penetrazione (vipasyana), entrambe tecniche orientali passate attivamente nella pratica occidentale delle neuroscienze e della psicologia cognitivo-comportamentale sia come oggetto di studio che come pratica per alleviare tensione, stress, combattere.
Nel 1979, le tecniche orientali della meditazione di consapevolezza approdano negli Stati Uniti in una modalità nuova e vengono formalizzate da Jon Kabat-Zinn, un biologo molecolare con una lunga pratica meditativa alle spalle, in un protocollo che giunge alla University of Massachussets Medical Center.
In origine applicato alle ricerche sull’ansia e dolore cronico, mostra immediatamente risultati notabili nella riduzione dei sintomi (Kabat-Zinn, 1982 e Kabat-Zinn et al. 1992).
Da allora, una quantità di studi e ricerche in costante aumento ha dimostrato, attraverso l’evidenza clinica, i benefici della Mindfulness nel trattamento dello stress generalizzato, depressione, abuso di sostanze, dolore cronico, malattia, disturbi dell’attenzione e dell’apprendimento.
IL “POTERE” DELLA CONSAPEVOLEZZA
Quando siamo nella consapevolezza, stiamo vivendo a pieno il momento presente. La nostra mente è libera da pensieri che la trascinano verso il futuro, o il passato e non è interessata a giudicare ciò che sta vivendo.
Essere consapevoli ci permette di comprendere come la nostra mente, i nostri pensieri, i nostri stati mentali, creano la nostra realtà. Ciò che sta fuori è in realtà lo specchio di ciò che abbiamo dentro. Più ci avviciniamo al momento presente con apertura d’animo e presenza e più riusciremo a portare serenità e pace nelle nostre giornate.
È in una disposizione di totale apertura, come un fiore di loto che si dischiude al sole e non ha bisogno di giudicare se i raggi sono troppo forti, o la luce troppo accecante, o il fango in cui cresce troppo torbido. Si gode il suo momento, attimo dopo attimo, proprio così com’è.
Come insegna il maestro zen Tetsugen Serra, essere consapevoli ci fa realizzare i nostri cinque poteri, che sono già presenti in noi ma che raramente, se non mai, utilizziamo:
controllo della mente
non attaccamento
amore universale
presenza nella realtà
capacità di cambiamento
Realizzando questi cinque poteri, possiamo accedere facilmente a una vita serena e felice.
La mindfulness può essere coltivata attraverso la pratica di meditazione formale, ma anche semplicemente seguendo i sette principi che insegna nella vita di tutti i giorni.
Gli atteggiamenti svolgono un ruolo cruciale nella pratica della consapevolezza. Secondo Jon Kabat-Zinn, “È il suolo in cui coltivi la tua capacità di calmare la mente e di rilassare il tuo corpo, di concentrarsi e di vedere più chiaramente”.
L’atteggiamento con cui ci accostiamo alla pratica ne determina in larga misura i benefici a lungo termine. Per questa ragione, coltivare deliberatamente certi atteggiamenti aiuta a ottenere il massimo dalla mindfulness. Le tue intenzioni nel momento presente creano le premesse per ciò che può accadere nel futuro. Tenere in mente questi pilastri è parte integrante dell’addestramento alla consapevolezza, ti permettono di canalizzare la tua energia nel modo più utile ai fini della crescita e della guarigione.
Questi pilastri sono sottolineati soprattutto nel programma MBSR – Mindfulness Based Stress Reduction. Ti consiglio di approfondirli nei prossimi articoli che pubblicherò con l’ordine con cui sono presentati, di riflettere su di essi e coltivarli nella tua pratica personale.
I 7 pilastri sono:
Non giudizio
Pazienza
Mente del principiante
Fiducia
Non sforzo
Accettazione
Nonattaccamento
Ciascuno di questi atteggiamenti, se coltivato saggiamente, influenza la crescita degli altri. Insieme “costituiscono il fondamento su cui sarete in grado di costruire una solida pratica di meditazione”, scrive Jon Kabat-Zinn.