Siamo portati a credere – per il tipo di educazione che ci è stato impartito – che la realizzazione della vita consista nel raggiungimento di traguardi materiali, come l’accumulo di ricchezze o prestigiose posizioni lavorative e sociali.
Tali successi non sono di per sé disdicevoli, ma lo diventano se, nella nostra mente, assumono il significato di unico vero obiettivo della vita.
La realizzazione di sé stessi è qualcosa che non può dipendere semplicemente da condizioni esterne o dall’accumulo spasmodico di oggetti di qualche valore. Senza considerare che, il nostro attaccamento alle cose, è contingente e non essenziale.
ROMPERE LA DIPENDENZA PSICOLOGICA CON LE COSE NON ESSENZIALI
I beni materiali, a cui l’intera società ci vuole legati, dovrebbero essere percepiti come dei semplici beni di consumo, dei mezzi, più meno efficaci, per il raggiungimento della nostra più vera e profonda espressione di vita.
Il primo passo da fare per raggiungere una piena realizzazione di sé consiste, dunque, nel rompere la dipendenza psicologica che lega l’essere umano alle cose non essenziali del mondo.
La giusta ed equilibrata distanza tra l’essere, inteso come la totalità psichica, e le cose materiali, conduce a sentire pienamente che – per quanto l’economia e il lavoro possano andar male – il cuore e la mente rimangono quieti, colmi di dignità, liberi e forti.
Per quanto oggi si possa attraversare una fase di indigenza, questo fatto non può e non deve, in alcun modo, intaccare la capacità di vedere, sperare, proteggere e curare la tenerezza e la bellezza che abitano in ciascun essere umano, come in gran parte degli esseri viventi e della vita.
IL SUCCESSO RISIEDE NELLA CONSAPEVOLEZZA
Il più grande successo personale che si possa raggiungere, quindi, consiste nella consapevolezza che non c’è perdita economica pari alla perdita della capacità di amare e avere fiducia nella vita e nelle persone.
Tale consapevolezza la si può raggiungere solamente nella riflessione profonda del senso della vita e della morte, quest’ultima intesa non come triste cessazione di vita, ma come il naturale processo di elevazione dell’anima.
Coloro che ricercano esclusivamente potere e denaro, non fanno quasi mai qualcosa per il puro piacere di fare, ma agiscono sempre in vista di un effimero riconoscimento momentaneo, scevro di anima ed emozione.
Invece, coloro che svolgono un lavoro per il puro piacere che sentono sorgere dal loro stesso agire, potranno e dovranno avere i giusti riconoscimenti sociali ed economici ma, anche se ciò non dovesse accadere, vivranno comunque una vita piena e felice.
Questo perché, la loro soddisfazione, nasce istante dopo istante lasciandoli, in tal modo, liberi dalla tensione di una vita strumentale, che vede il futuro come una perenne ed incerta scommessa.
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