Per iniziare questo articolo prendo in prestito un passaggio fondamentale del libro “HCE, la scienza delle interazioni umane” di Paolo Borzacchiello e di Luca Mazzilli, fra i massimi esperti di interazioni umane.
Chiunque tratti (o, peggio, insegni) “comunicazione” vi sta offrendo un quadro che definire limitato è dir poco: la comunicazione è la punta di un iceberg di immense proporzioni, è un granello di sabbia nel contesto in cui diventa, consapevolmente o meno.
Se parliamo di interazioni, invece, le cose diventano più interessanti, più utili e decisamente più concrete.
Interazioni, infatti, è questo (la definizione del dizionario Treccani): “azioni, reazioni, influenza reciproca di cause, fenomeni, forze, elementi, sostanze, agenti naturali, fisici, chimici e, per estensione, psicologici e sociali.
In particolare: 1 in fisica, processo mediante il quale due o più sistemi o corpi, o particelle agiscono l’uno sull’altro con conseguenti modificazioni reciproche del loro stato e della loro energia”.
Influenza reciproca di cause, fenomeni, sostanze e così via.
Ogni volta che noi crediamo di “comunicare”, in realtà stiamo interagendo e, cosa più importante, tutto quello che ci circonda se interagendo con noi, determinando la nostra realtà e quella dei nostri interlocutori.
Che, vale la pena ribadirlo, può essere diversa dalla dalla nostra ed è comunque altrettanto reale.
Paolo borzacchiello e luca mazzilli
L’interazione comunicativa
Questo tema intende rispondere ad un preciso quesito, ma anche approfondire alcuni concetti importanti per tutti i temi sulla comunicazione, in particolare il concetto di interazione sociale e la distinzione tra interazione comunicativa come passaggio di informazioni a interazione comunicativa come elaborazione e condivisione di significati.
L’interazione sociale
L’interazione sociale si manifesta assumendo le forme della comunicazione. Certo, è possibile trovare delle situazioni in cui ci sia interazione senza comunicazione apparente. Pensiamo, ad esempio, a due persone che, senza conoscersi, si incrociano su di un sentiero di campagna: ciascuno dei due percepisce il volto dell’altro e tale percezione influirà sul loro comportamento dando vita ad una forma elementare di interazione (Marc e Picard, 1989). Tuttavia, nella maggior parte dei casi le interazioni tra due o più individui si realizzano attraverso una comunicazione e, generalmente, attraverso uno scambio di parole.
Il significato di comunicare: comunicare assume una molteplicità di significati diversi in base all’approccio preso in considerazione. Per alcuni comunicare è un trasferimento di informazioni o dell’assunzione da parte di un soggetto delle credenze del proprio interlocutore. Per altri il linguaggio verbale non è solo trasmissione di informazioni, ma soprattutto elaborazione e condivisione di significati all’interno di un contesto dotato di senso.
Il passaggio principali nell’interpretare la conversazione avviene quindi:
a) Dalla comunicazione come trasferimento di informazioni da una mente all’altra in conseguenza di un processo di codifica e decodifica realizzato attraverso l’alternanza di due o più soggetti ora attivi, ora passivi
b) Alla comunicazione come relazione sociale, risultato di un’attività congiunta di produzione di significati condotta dagli interlocutori in una prospettiva dialogico-conversazionale.
I principali modelli di interazione comunicativa
Il modello tecnico di Shannon e Weaver, il modello Linguistico di Jakobson, il modello psicosociologico di Anzieu e Martin, e il modello interlocutorio di Picard.
Per esaustività di analisi si possono proporre anche la teoria degli atti linguistici di Austin, sviluppata poi da Searle e, per la sua rilevanza clinica, il modello della scuola di Palo Alto di Gregory Bateson, Paul Watzlawick, Donald deAvila Jackson, Jay Haley, John Weakland e Richard Fish.
MODELLI TECNICI: Shannon e Weaver
Sua caratteristica fondamentale è la presentazione della comunicazione come passaggio di informazioni, come trasferimento di un messaggio in forma di segnale da una sorgente ad un destinatario attraverso la mediazione di un’emittente e di una ricevente, trasferimento che può essere influenzato o disturbato da fenomeni intervenienti connotati come ‘rumori”-
I due limiti che l’analogia su cui si fonda il modello di Shannon e Weaver porta con sé sono
- La riduzione della lingua a codice
- La riduzione delle distorsioni a disturbi e difetti dei media attraverso cui si comunica.
Grazie agli studi nel campo della cibernetica verrà introdotta una prima novità che modificherà il modo di intendere la comunicazione, la nozione di feedback, attraverso il quale il ricevente può influenzare la fonte dell’informazione, trasforma la comunicazione da processo lineare, in cui il destinatario ha un semplice ruolo passivo, ad una forma di comunicazione circolare, in cui i ruoli attivo/passivo vengono alternati tra i due partecipanti alla comunicazione.
APPROCCI LINGUISTICI
Una delle teorizzazioni più chiare della non assimilabilità di uno scambio di messaggi verbali alla trasmissione fisica dell’informazione è dovuta a Roman Jakobson. L’autore identifica, inoltre, attraverso un approccio analitico, le sei componenti della comunicazione, espressiva, conativa, fatica, poetica, metalinguistica e referenziale.
Le più importanti acquisizioni dei modelli linguistici sono due:
- La prima è un primo superamento di un concezione dell’interazione comunicativa come lineare e meccanicistica.
- La seconda è una prima definizione dell’importanza del contesto all’interno della comunicazione, anche se all’interno di questo approccio il contesto è un insieme di fatti linguistici più che sociali.
I MODELLI PSICOSOCIOLOGICI
I modelli psicosociologici si caratterizzano essenzialmente perché considerano la comunicazione non solo come relazione linguistica, quanto sopratutto come rapporto psicosociale.
Anzieu e Martin – autori di uno dei modelli più interessanti in questa area – ad esempio, cercano di dare conto delle “interpretazioni erronee, delle incomprensioni paradossali, dei controsensi più flagranti, dei conflitti più evidenti” presenti nella comunicazione descrivendola non più come un contatto tra “una ‘scatola nera’ emittente ed una ‘scatola nera’ ricevente”, bensì come un rapporto tra “‘un locutore’ ed un ‘allocutario’, o più generalmente tra due o più personalità impegnate in una situazione comune e che discutono tra loro a proposito di significati”.
Ciò che interessa ad Anzieu e Martin è la descrizione della successione di filtri che si frappongono tra l’intenzione del locutore e la ricezione dell’allocutario e che approfondiscono quegli aspetti che vennero liquidati come rumore nel modello tecnico di Shannon e Weaver. Tali filtri costruiti sulla natura psicologica di locutore e allocutario influenzano la comunicazione rappresentando dei vincoli entro i quali questa si muove.
Le più importanti acquisizioni di questo modello sono 4:
1) La rivalutazione degli aspetti non verbali nel processo comunicativo
2) Il considerare la comunicazione non più come semplice passaggio di informazioni ma luogo principale della cultura all’interno del quale si sviluppano rappresentazioni sociali.
3) Lo spostamento dell’attenzione dai processi di trasmissione di informazione, a quelli di elaborazione.
4) Una più approfondita concezione di contesto, non più composto solo da fatti linguistici, ma da tre componenti, una di contenuto, e degli argomenti connessi all’argomento della comunicazione, una relativa ai copioni, obiettivi comuni, modalità attraverso le quali è stata avviata la comunicazione, e infine una dimensione istituzionale, legata alle differenze di status, ruoli e potere tra locutore e allocutario.
I MODELLI INTERLOCUTORI
La successione delle prospettive fin qui evocate, dai modelli tecnici a quelli psicosociologici, svela la progressiva messa a fuoco della dimensione interattiva della comunicazione. Questo processo raggiunge il grado maggiore di esplicitazione con quelli che Marc e Picard definiscono modelli interlocutori a ragione della centralità da essi attribuita alla nozione di interlocuzione. Questi approcci – che potremmo definire anche dialogici o conversazionali – costituiscono l’esito di un incontro tra linguistica pragmatica e psicologia sociale.
La comunicazione, in quanto “fatto relazionale irriducibile” (Jacques, 1986), viene ad essere considerata la forma primaria di riconoscimento tra gli uomini e il luogo di fondazione dell’intersoggettività in cui si esprime la reciprocità sottesa ad ogni relazione umana. Il lavoro di cooperazione verbale, che ne costituisce gran parte della fenomenologia, è una vera e propria attività congiunta, tale per cui gli enunciati di un interlocutore si intrecciano con gli enunciati dell’altro.
CONCLUSIONI
In una prospettiva di ‘interazione comunicativa’, quindi di interazione, invece, il circuito si amplifica, arricchendosi di nuovi elementi. Le parole pronunciate da ciascuno dei due sono infatti indirizzate sia a sè, sia all’altro, dando luogo al fenomeno di ‘doppio ascolto’. Significare e comprendere non sono più azioni indipendenti.
E’ fondamentale sottolineare come non si interagisca solo tramite comunicazione verbale, non verbale e para-verbale, ma anche attraverso l’abbigliamento, l’ambiente, i materiali, i colori e molto molto altro.
La comunicazione è quindi una piccolissima parte dell’interazione. E’ doveroso iniziare a distinguere i due ambiti.
Fonte: Dalla comunicazione alla conversazione, Carlo Galimberti
CLICCA SUL LINK INDICATO PER RICEVERE IL PROTOCOLLO
PER LIBERARE IL TUO NATURALE POTENZIALE
