Il livello di stress nella nostra vita è oggi così grande ed insidioso che sempre più persone decidono di cercare di capirlo meglio e di trovare modi creativi per affrontarlo. Questo è particolarmente rilevante per quegli aspetti dello stress che non possono essere interamente controllati, ma possono essere vissuti diversamente se impariamo ad equilibrarli almeno momentaneamente e ad integrarli in una più ampia strategia per una vita più sana.
Coloro che scelgono di lavorare con lo stress in questo modo si rendono conto che è inutile aspettarsi che qualcun altro possa aiutarli.
Questo impegno personale è ancora più importante se, oltre alle normali pressioni del vivere, soffri di una malattia cronica o di un’invalidità che introduce nella tua vita un elemento di stress addizionale. Il problema dello stress non ammette soluzioni facili e rapide.
Fondamentalmente lo stress è una componente naturale del vivere a cui non è possibile sottrarsi come non è possibile sottrarsi alla condizione umana.
Alcuni cercano di evitarlo cingendosi di barriere protettive che li separano dalle esperienze della vita; altri cercano di sfuggirgli desensibilizzandosi in vari modi.
Naturalmente tutti abbiamo bisogno, di quando in quando, di prendere le distanze dei nostri guai. Ma se la fuga diventa il modo abituale di rapportarci ai nostri problemi, quegli stessi problemi finiscono per moltiplicarsi.
Non scompaiono magicamente: ciò che scompare, o perlomeno si eclissa, è la nostra capacità di imparare, crescere, cambiare e guarire.
Alla fin fine, affrontare i problemi è solitamente l’unico modo per superarli. Affrontare le difficoltà in modi che conducano a soluzioni efficaci e ad uno stato di armonia e pace interiore è un’arte.
Quando riusciamo a mobilitare le nostre risorse interne per affrontare i problemi con arte, in genere riusciamo a orientarci in modo tale da servirci della pressione generata dal problema stesso per attraversarlo, proprio come un navigante riesce a orientare la vela in modo tale da utilizzare la pressione del vento.
Fare attenzione in modi nuovi è una cosa molto sana e salutare, benché non si tratta affatto di fare, né di arrivare da qualche parte. Si tratta invece di essere, permetterti di essere come già sei e scoprire la pienezza e il vasto potenziale contenuto in questo permettere.
Come acque sotterranee o bassi depositi di petrolio minerali sepolti in profondità negli strati rocciosi del pianeta, stiamo parlando di risorse situate in profondità al nostro interno, risorse innate in noi in quanto esseri umani, a cui possiamo attingere e che possiamo utilizzare, come la nostra capacità di apprendere, crescere, guarire e trasformarci nel corso di tutta la vita.
Come può realizzarsi una tale trasformazione?
Assumendo una prospettiva più ampia, da renderci conto che siamo più grandi di quello che pensiamo di essere. Dal riconoscere e abitare l’intera dimensione del nostro essere, dall’essere ciò che in effetti siamo. Succede che, queste innate risorse interne, che possiamo scoprire e utilizzare, sono basate sulla nostra innata capacità di consapevolezza e sulla nostra capacità di coltivare quella consapevolezza.
Coltivare la consapevolezza vuol dire servirsi dell’attenzione in una maniera particolare: intenzionalmente, nel momento presente e in maniera non giudicante.
La consapevolezza è un’abilità che si sviluppa con la pratica, come ogni altra abilità. Puoi pensarla come un muscolo.
Il muscolo della consapevolezza si rafforza e diventa più agile con l’uso e, proprio come muscolo, si sviluppa meglio quando incontra un certo grado di resistenza a sfidarlo e pertanto rafforzarlo.
Il nostro corpo, la nostra mente e lo stress della vita quotidiana, certamente ci forniscono resistenza in abbondanza con cui lavorare. In verità, ci forniscono le condizioni perfette per sviluppare la nostra innata capacità di conoscere la nostra mente e allenare la sua capacità di presenza a ciò che per noi più vicino è importante.
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