Quando si affrontano temi delicati come la depressione, è d’obbligo la premessa che, tali disturbi, devono essere trattati personalmente da esperti competenti in materia, come psicologi o psichiatri (qualora la condizione sia molto grave).
Quello che posso offrire in questa sede è una visione d’insieme generale e dei consigli scientificamente validi e funzionali.
Come probabilmente saprai, anche io ho sofferto di tali patologie. Ne sono uscito vincitore facendo un grande e profondo percorso personale, aiutato da validi esperti.
Non è facile, ma ti assicuro che si può uscirne vincitori.
La cosa importante è porre la massima concentrazione sulla volontà di uscirne fuori. Se mi seguirai, ti aiuterò a focalizzare la tua attenzione sulla risoluzione del problema e ti potrò offrire un percorso pratico molto valido.
Ricordati sempre, però che, non essendo io un dottore, né uno psicologo né tanto meno uno psichiatra – e non conoscendo il tuo vissuto – posso offrire un percorso GENERALE E NON SPECIFICO che NON DEVE ESSERE ASSOLUTAMENTE INTESO COME UNA TERAPIA.
COS’E’ LA DEPRESSIONE
La depressione è un disturbo del tono dell’umore, funzione psichica importante per l’adattamento.
L’umore, infatti, è generalmente flessibile: quando gli individui vivono eventi o situazioni piacevoli, esso flette verso l’alto, mentre flette verso il basso in situazioni negative e spiacevoli.
Chi soffre di depressione non mostra questa flessibilità, ma il suo umore è costantemente flesso verso il basso, indipendentemente dalle situazioni esterne.
Non a caso, dunque, chi presenta i sintomi della depressione mostra frequenti e intensi stati di insoddisfazione e tristezza, tendendo a non provare piacere nelle comuni attività quotidiane.
Le persone che soffrono di depressione vivono in una condizione di costante malumore e con pensieri negativi e pessimisti circa sé stessi, gli altri e il proprio futuro.
I SINTOMI PIU’ COMUNI
I sintomi della depressione più comuni sono:
– la perdita di energie,
– senso di fatica,
– difficoltà nella concentrazione e memoria,
– agitazione motoria e nervosismo,
– perdita o aumento di peso,
– disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia),
– mancanza di desiderio sessuale e dolori fisici.
A questi però vanno uniti anche i vissuti emotivi tipici della depressione: le emozioni sperimentate da chi ne soffre sono la tristezza, l’angoscia, la disperazione, l’insoddisfazione, il senso di impotenza, la perdita della speranza e il senso di vuoto.
I SINTOMI COGNITIVI
I sintomi cognitivi sono:
– la difficoltà nel prendere decisioni e nel risolvere i problemi,
– la ruminazione mentale (restare a pensare al proprio malessere e alle possibili ragioni),
– autocriticismo e autosvalutazione,
– pensiero catastrofico e pensiero pessimista.
I COMPORTAMENTI
I comportamenti che contraddistinguono la persona depressa sono:
– l’evitamento delle persone e l’isolamento sociale,
– i comportamenti passivi,
– frequenti lamentele,
– la riduzione dell’attività sessuale
– i tentativi di suicidio.
LE CAUSE DELLA DEPRESSIONE
Cosa importante da sottolineare è che, la depressione, può colpire chiunque.
La letteratura è concorde nel dichiarare che è spesso un sentimento di perdita a causare il manifestarsi del disturbo.
Tuttavia le cause della depressione restano molteplici e diverse da persona a persona (ereditarietà, ambiente sociale, lutti familiari, problemi di lavoro,…).
Le ricerche mostrano la presenza di due fattori di rischio principali come cause della depressione:
– FATTORE BIOLOGICO alcune persone nascono con una maggiore predisposizione genetica verso la depressione;
– FATTORE PSICOLOGICO le esperienze e i comportamenti appresi nel corso della propria storia di vita (es: la ruminazione mentale) possono rendere vulnerabili alla depressione.
LE CONSEGUENZE DELLA DEPRESSIONE
Le conseguenze della depressione si possono riscontrare in diversi ambiti della vita del paziente.
Chi ne soffre, infatti, ha importanti ripercussioni sulla vita di tutti i giorni, dalla famiglia al lavoro.
L’attività scolastica o professionale della persona depressa può diminuire in quantità e qualità soprattutto a causa dei problemi di concentrazione e di memoria che tipicamente presentano le persone con depressione.
Questo disturbo, inoltre, porta al ritiro sociale e, con il tempo danneggia le relazioni con il/la partner, figli, amici e colleghi.
In chi soffre di depressione, l’umore condiziona anche il rapporto con sé stessi e il proprio corpo. Tipicamente, infatti, chi è depresso ha difficoltà a curare il proprio aspetto, mangiare e dormire in modo regolare.
Non bisogna trascurare le conseguenze della depressione a livello fisico: l’American Heart Association, ad esempio, ha evidenziato che la depressione è associata ad un aumentato rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e cerebrovascolari.
La depressione, se non trattata nel modo corretto, peggiora gli esiti dell’insufficienza cardiaca e si associa ad una maggiore mortalità.
LA TRIADE COGNITIVA DI BECK
Il mondo è un’entità a noi avversa. Magari è un’affermazione pessimista ed esagerata. Tuttavia, difficilmente si può negare che l’esistenza presenti avversità e dolore nel corso di una vita.
Esistono molteplici occasioni in cui, tali avversità, possono farci pensare di essere incapaci, che il destino è ingiusto e che il futuro è oscuro.
Questo sistema di convinzioni su noi stessi e sul mondo rappresenta la famosa triade cognitiva di Beck – Aaron Beck è un importante e stimato psichiatra e psicoterapeuta statunitense.
Più la nostra tendenza a leggere le avversità in questa prospettiva è stabile e rigida, più siamo vulnerabili a fare esperienza di episodi depressivi. Ma considerando che l’esistenza, prima o poi, ci espone ad avversità diventa centrale un quesito: cosa rende stabile e cronica questa visione del mondo che si attiva innanzi alle difficoltà?
LA TEORIA METACOGNITIVA E LA RUMINAZIONE
La teoria metacognitiva propone che, una visione negativa di sé, del mondo e del futuro, non sia appresa come una rappresentazione monolitica nella memoria.
D’altronde, persone che vivono episodi di depressione hanno conosciuto e conosceranno, sicuramente, momenti di serenità in cui la visione di sé e del mondo è più luminosa.
La teoria metacognitiva ritiene che, la responsabilità, vada cercata nel modo in cui le persone si approcciano ai problemi, cercando una soluzione attraverso una forma di eccessiva analisi astratta che viene chiamata ruminazione.
Ruminare significa continuare a chiedersi il perché delle cose negative che capitano lungo l’esistenza.
Questa attività mentale è sostenuta dalla convinzione che, scoprendo il perché delle cose, saremmo più capaci di gestirle, trovare sollievo ed evitarle in futuro.
Spesso non si tiene presente il costo di questa strategia analitica: l’umore resta triste, la nostra mente è continuamente carica di contenuti tristi, siamo affaticati dal dispendio energetico che richiede, non abbiamo risorse per lasciarci distrarre da stimoli positivi, spesso non arriviamo a una comprensione definitiva (perché forse una definitiva non sempre esiste).
Insomma, se siamo fermi ad analizzare i perché, l’unico dato certo è che siamo fermi. Bloccati a un crocevia doloroso della nostra esistenza rivolti indietro alla strada che abbiamo percorso.
Oppure, per citare una famosa metafora, fermi in una buca da cui cerchiamo di uscire scavando. La buca diventa più profonda e più larga e con essa si rafforza l’idea di essere impotenti innanzi a un mondo avverso. Diventa stabile la famosa triade cognitiva.
Esistono diverse prove empiriche di questo meccanismo. In una recente ricerca che ha confrontato l’attitudine pessimista (la triade cognitiva, appunto) e le convinzioni circa la necessità di analizzare le cause degli eventi e delle sensazioni negative, ha mostrato come, quest’ultime, rappresentino il più forte predittore della sintomatologia depressiva.
In sintesi, credere che analizzare le cause delle avversità sia utile per gestirle favorisce una tendenza analitica che, a sua volta (qualora eccessiva e incontrollata), può alimentare sia le convinzioni negative su di sé, sul mondo e sul futuro che la depressione.
Tuttavia, i dottori Beck e Alford, sostengono che ci sono molte componenti della depressione diverse dalla sola deviazione dell’umore. Secondo la loro esperienza e i loro studi, è anche possibile che nessuna anomalia dell’umore sia presente nel paziente.
I due autori, oltre al tono dell’umore, propongono infatti altri importanti elementi che caratterizzano il disturbo:
– una specifica alterazione dell’umore: tristezza, solitudine, apatia
– un concetto di sé negativo associato a rimproveri e auto-colpa
– desideri regressivi e auto-punitivi: desideri di fuggire, nascondersi o morire
– cambiamenti vegetativi: anoressia, insonnia, perdita di libido
– cambiamento nel livello di attività: ritardo o agitazione.
In generale, sentirsi depressi significa vedere il mondo attraverso degli occhiali con le lenti scure: tutto sembra più opaco e difficile da affrontare, anche alzarsi dal letto al mattino o fare una doccia.
Molte persone depresse hanno la sensazione che gli altri non possano comprendere il proprio stato d’animo e che siano inutilmente ottimisti.
Molti studi sottolineano che, i sintomi soggettivi come l’umore depresso, i sentimenti di disperazione e l’autosvalutazione hanno la stessa, se non maggiore, importanza dei sintomi biologici, come visto in precedenza.
COSA PUOI FARE IN MODO PRATICO E STIMOLANTE
Uno degli aspetti su cui si può intervenire, quindi, è limitare il più possibile la ruminazione. Il continuo chiedersi il perché di eventi negativi, attiva una serie di trasformazioni chimiche all’interno dell’organismo che, inevitabilmente, si prepara biologicamente al peggio. Un valido esercizio da fare è trasformare le domande o le affermazioni che ci facciamo in continuazione nella nostra testa.
Invece di continuare a ripetersi “perché proprio a me?”, è meglio trasformare la domanda in “come posso sentirmi decisamente meglio?”.
Può sembrarti una banalità, ma il cervello risponde agli stimoli che gli arrivano. Se lo stimolo lo porta a concentrarsi “sul perché succede proprio a me”, il cervello indagherà su tutti gli eventi che ti hanno portato in quella situazione.
Cambiando lo stimolo, cambia la risposta del cervello e, di conseguenza, la chimica dell’organismo.
Ora, magari starai pensando, è facile a dirsi, ma “non riesco proprio a fare questo esercizio, non credo che possa essermi di aiuto” trasforma la frase in “cosa posso fare per fare al meglio questo esercizio? Se lo faccio con costanza e attenzione, il mio stato generale migliora”.
Starai sicuramente pensando che, però, non credi in quest’ultima frase. Posso tranquillamente dirti che non è importante!
Il cervello, infatti, non distingue la realtà dalla finzione, le cose vere da quelle non vere, quindi, se ti ripeti frasi “negative”, il cervello crederà a quelle particolari frasi “negative”, se ti ripeterai frasi “positive” il cervello crederà in quelle frasi “positive”.
QUALCHE REGOLA UTILE
Ti consiglio di fare l’esercizio in questo modo: scrivi tutte le convinzioni “negative” o depotenzianti che la tua mente elabora durante la giornata e appuntale su un taccuino o sul cellulare.
La sera, quando sei in una situazione di tranquillità, scrivi tutte queste frasi sul computer – o su un quaderno comprato appositamente per questo esercizio – e trasforma tutte le frasi in una forma funzionale che stimoli, cioè, una ricerca emotiva ed intellettuale produttiva.
Inizia la frasi con parole come “cosa”, “come” (ad esempio “cosa posso fare per migliorare la costruzione delle frasi”, “come posso sentirmi più energica” E NON “come posso sentirmi meno stanca”!). Queste parole, infatti, stimolano il cervello a cercare una soluzione al problema e non a concentrarsi sul problema stesso.
Non iniziare le frasi con “perché”. La parola “perché” è molto potente, rafforza una convinzione, cercando un nesso logico. Quindi usalo per costruire frasi come: “voglio stare bene, PERCHE’ me lo merito”.
Non usare il “ma” in quanto ha il potere di cancellare, a livello cerebrale e neurale, tutto quanto detto precedentemente. Evita, quindi, frasi come “sto bene, ma sono molto stanco”.
Infine, rendi partecipe una persona a te molto cara che ti possa aiutare a fare questi esercizi quotidiani. E’ molto importante coinvolgere qualcuno a te molto vicino perché, così facendo, aumenteranno la tua motivazione e il tuo impegno quotidiano.
Vedrai che diventerà un’ottima occasione per rafforzare sia i legami che il desiderio di migliorare il tuo modo di pensare.
Infine scrivimi un’email raccontandomi come procede l’esercizio o per farmi domande inerenti. Sarò ben contento di leggerti e risponderti.
Fai l’esercizio PERCHE’ è molto potente, stimolante e anche divertente. Non ci credi? Provaci costantemente, ogni giorno, e rendimi partecipe dei progressi.
Io, nel frattempo, preparo altri contenuti specifici.
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