Inizio con il dirti che non ha senso iniziare a leggere questo articolo senza finirlo. Leggilo fino alla fine e, se hai domande, contattami!
Le parole che utilizziamo sono l’espressione delle nostre esperienze di vita e possono rivelare molto di quello che siamo e di quello in cui crediamo, soprattutto quando sono analizzate nel loro insieme a livello di struttura, successione e regole.
“Quando gli uomini desiderano comunicare la loro rappresentazione, la loro esperienza del mondo, formano della loro esperienza una rappresentazione linguistica completa, che è chiamata struttura profonda. Quando cominciano a parlare, effettuano una serie di scelte (trasformazioni) relative alla forma in cui comunicheranno la loro esperienza […] Il procedere a questa serie di scelte (una derivazione) porta alla struttura superficiale[…]”
(Richard Bandler, John Grinder)
Bandler e Grinder, fondatori della PNL, si focalizzarono sullo studio del linguaggio proprio per rendere più efficaci le tecniche di modeling.
Se il linguaggio è rappresentativo del nostro sistema di credenze, e quello in cui crediamo determina i nostri comportamenti, il modo migliore per studiare una persona passa inevitabilmente anche dalle caratteristiche del suo eloquio.
STRUTTURA SUPERFICIALE E STRUTTURA PROFONDA
Il risultato della traduzione dei nostri pensieri in linguaggio parlato è una forma di semplificazione che Bandler e Grinder definiscono “struttura superficiale”.
La struttura superficiale nasconde, attraverso una serie di trasformazioni linguistiche, un significato più interiore e completo della nostra visione del mondo, che prende il nome di “struttura profonda” (SP).
Il metamodello descrive le caratteristiche di queste trasformazioni e la sua conoscenza può diventare un prezioso strumento per arrivare alla struttura profonda delle persone con cui interagiamo e di noi stessi quando lo applichiamo al nostro dialogo interno.
Il Metamodello viene presentato per la prima volta al pubblico nel libro “La struttura della magia” nel 1975. Un libro impegnativo, scritto secondo dogmi accademici e destinato a diventare il primo libro di Programmazione Neurolinguistica.
1 – Il primo segreto che voglio svelarti è questo: il metamodello ha dei chiari limiti.
Come saprai le domande del Metamodello servono per fare luce sulla struttura profonda del parlante. Leggendo “La struttura della magia” puoi notare che le contestazioni (challenge – sfida) non hanno una fine. Pochi sanno che Noam Chomsky, il creatore della “Grammatica Trasformazionale” GT (quindi della maggior parte dei concetti del metamodello) ha abbandonato il concetto di SP già negli anni 80.
Non solo, la sua GT è stata completamente soppiantata dagli impianti teorici come la linguistica cognitiva e la semantica generativa. Negli anni R. Dilts, uno dei più prolifici studiosi di PNL, ha notato che “è impossibile estrarre tutte le informazioni” e anzi in certi contesti è assolutamente controproducente.
Questo concetto purtroppo non è così conosciuto. Il metamodello usato alla cieca porta al litigi, questo è assolutamente assicurato, provaci.
Vai da un tuo amico e chiedigli: “ciao come stai?” da lì in poi metamodella tutto quello che dice. Entro 30 minuti ti odierà!
Dilts afferma che il Metamodello deve servire a “prendere una persona in cattive acque e portarla in un posto migliore!”. Quindi per utilizzare al meglio il metamodello la prima cosa che bisogna avere è un obiettivo chiaro.
Sembra una banalità agli occhi di un esperto, ma in realtà non avere un obiettivo può generare dei grossi danni. Sì, perché il metamodello è davvero potente, sia in modo funzionale che disfunzionale.
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2 – Il secondo segreto, ancora meno preso in esame, è che, scavare sino a quella che noi pensiamo essere la Struttura Profonda, non è necessario (oltre ad essere teoricamente impossibile).
Infatti la maggior parte delle problemi che si generano ad un meta-livello. Andare al di sotto di questo meta-livello non è utile, anzi. Se conosci la sistemica sai che sono sempre i livelli superiori a controllare la “direzione” di quelli inferiori. Da queste considerazioni nasceranno gli Slaight of Mouth di R. Dilts e i Meta-stati di M. Hall e molto altro.
la storia del Metamodello
Nel 1980 esce un libro di S. Lankton “Magia Pratica” il quale mette a disposizione dei terapeuti le metodologie della PNL. Lankton è stato uno degli studenti di Milton Erickson, è stato anche uno fra i pochi a stare a contatto con il “maestro” per molto tempo.
Lankton divide il metamodello in livelli logici. Sino a quel momento era stato suddiviso sulla base, prima di tutto dei processi di modellamento (generalizzazione, cancellazione e distorsione) e poi in base alla difficoltà, (quindi dalla categoria più semplice a quella più difficile e viceversa).
Infatti il metamodello contiene delle categorie più semplici da identificare, come la cancellazione (“mi hanno ferito” è semplice capire che manca qualcosa) e la generalizzazione (“tutti mi odiano”), sino alla più difficile distorsione (“prima di comprendere questi concetti rileggi i vecchi articoli” è difficile andare a cercare tutte le presupposizioni presenti in questa frase!!!).
Attraverso questo modello e in base alle moderne scoperte sulla linguistica posso tranquillamente affermare che il Metamodello non è un modello linguistico (non è solo quello) ma un modello logico!
Riprendiamo l’esempio precedente più una piccola aggiunta: ”prima di comprendere questi concetti rileggi i vecchi articoli questo ti farà capire molte cose” da che cosa puoi partire per analizzare questa frase? Partiamo dalle cancellazioni, oppure dalle nominalizzazioni?
Partire da una di queste categorie è inutile, anzi, è spesso controproducente a meno che, nella frase, una di queste categorie non evidenzi pesantemente un limite.
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