Cosa stai facendo, di concreto, per migliorare significativamente la tua vita?
Non mi riferisco al lavoro, al guadagno, alla forma fisica. Queste sono attività che hanno una grande importanza, nessuno lo può negare. Se, però, non sono supportate da una buona conoscenza di sé, da un bilanciamento emotivo, sono fine a sé stesse.
Le emozioni sono alla base della nostra vita, riflettici.
Quando nasciamo, nei primi anni di vita, l’unica cosa davvero importante sono le emozioni. Il pianto, il sorriso, lo stupore, la meraviglia, la paura, la felicità e via dicendo, sono le uniche pulsioni vitali importanti.
Lo stesso vale nella vecchiaia. Poco ci importerà dei soldi, del lavoro, se non abbiamo sviluppato un mondo emotivo ben bilanciato. La nostra memoria è basata sulle emozioni.
Non ci ricordiamo un normale giorno di scuola ma, quasi sicuramente, ci ricordiamo il primo, proprio perché abbiamo vissuto emozioni forti.
Le emozioni possono essere definite come le reazioni psicologiche e fisiologiche con cui ognuno risponde alle situazioni in cui si viene a trovare ma sappiamo anche che possono essere mediate dalle proprie elaborazioni mentali cioè dai propri pensieri. In effetti, quindi, a quello che possiamo immaginare come istinto e automatismo si somma il derivato del nostro percorso di consapevolezza, della nostra cultura, delle mediazioni razionali.
Uno studioso che si è particolarmente dedicato alle emozioni è Robert Plutchik psicologo statunitense, docente presso l’Albert Einstein College of Medicine.

Secondo il dottor Plutchik l’emozione è una complessa catena di eventi che comincia con la percezione di uno stimolo e finisce con un’interazione tra il nostro organismo e lo stimolo che ha dato l’avvio alla catena.
Le maggiori componenti della catena sono – una valutazione cognitiva dello stimolo
– un’esperienza soggettiva o “sentimento”
– un’eccitazione fisiologica
– un impulso all’azione
– un comportamento
IL FIORE O LA RUOTA DI PLUTCHIK

Plutchik ci dice che esistono otto emozioni primarie ognuna delle quali determina un comportamento.
Queste sono accoppiate per opposti come segue:
Gioia e Tristezza
Fiducia e Disgusto
Rabbia e Paura
Sorpresa e Aspettativa
Ogni emozione primaria può avere un grado di intensità diverso, ripreso dall’intensità del colore, che determina emozioni derivate dalle primarie più o meno intense, quindi, secondarie. La circolarità del fiore/ruota mostra, inoltre, come la combinazione di più emozioni possa determinarne altre (Esempio: Gioia + Fiducia = Amore).
Le emozioni poi si combinano tra loro.
Così, ad esempio, tra disgusto e rabbia avremo il disprezzo, tra aspettativa e gioia l’ottimismo.
Il fiore di Plutchik riesce a riassumere, in maniera sostanzialmente semplice, le emozioni che proviamo, i loro diversi stati e le loro connessioni. Ci spiega che sono il risultato di “miscele” ed eventi di varia natura. Capendo meglio la derivazione delle varie emozioni, possiamo comprendere anche perché le proviamo e perché ci comportiamo in un certo modo.
Il successo delle lezioni di Plutchik nel campo della comunicazione, della vendita e del marketing è intuitivo.
Del resto una delle fondamentali riflessioni umane è proprio quella sulle emozioni: come controllare le proprie, come intercettare quelle altrui, come capire i meccanismi con i quali veicolarle proficuamente.

Ricordate l’esortazione di prudenza e calma dei nonni, “conta fino a 10 prima di parlare”?
Una sorta di saggezza che spinge a non essere precipitosi ed incauti, a sottrarsi all’errore di impulso, a pesare le conseguenze delle parole prima di scagliarle addosso a qualcuno.
È pur vero che, la riflessione sulle emozioni, coinvolge il nostro personale cammino di crescita personale e il nostro benessere.
Quante volte in effetti ci siamo sentiti “preda delle nostre emozioni”?
Il punto chiave è che spesso l’emozione ci condiziona
Ci condiziona se lasciamo che offuschi i nostri pensieri. Il nostro lavoro essenziale è accettarle. Accettarle perché sono emozioni umane.
Accettarle significa riconoscerle, ma non identificarsi con esse.
Proprio dall’accettazione possiamo imparare a controllare le loro espressioni e a trasformarle.
Cerchiamo quindi di definirle e capire un po’ quale sia la loro funzione, per poi arrivare a gestirle maniera più adeguata.
Abbiamo visto, quindi, che le emozioni sono delle reazioni a stimoli interni oppure esterni a noi, che causano modificazioni a tre livelli.
Modificazioni a livello fisiologico
Modificazioni a livello cognitivo
Modificazioni a livello comportamentale.
Faccio un esempio. Sarà capitato a tutti, credo, di vivere la fine di una storia d’amore. Una delle possibili emozioni associate a una situazione come è la tristezza. Tristezza di non avere più accanto a sé qualcuno che si è amato tanto.
Quali sono le modificazioni che causa la tristezza?
A livello fisiologico, le lacrime iniziano iniziano a solcare il nostro volto, il respiro, magari, si fa un po’ più affannoso. A livello cognitivo, iniziano ad abitarci dei pensieri, quali “mi manchi come farò ad andare avanti senza di te?” e tutto ciò si ripercuote, ovviamente, a livello comportamentale, con azioni come restare chiusi in casa, oppure isolarsi e quant’altro. Talvolta potrebbe sfociare, lo sappiamo, anche nella depressione, purtroppo.
A cosa servono le emozioni?

Le emozioni, garantiscono la nostra sopravvivenza e ci permettono di adattarci, in maniera funzionale (ci auguriamo), a quello che è l’ambiente circostante, i vari ambienti e contesti di vita che abitiamo di volta in volta.
Dalle ricerche e dagli studi emerge una prima grande classificazione delle emozioni. Come abbiamo visto poco, tra le cosiddette emozioni primarie, dette anche di base, ci sono le emozioni universali, che si ripresentano come tali tra tutte le popolazioni del nostro pianeta.
Poi ci sono le cosiddette emozioni secondarie, che derivano da una combinazione di quelle primarie e risultano essere culturalmente apprese e culturalmente definite.
A tal proposito, quindi a proposito delle emozioni secondarie, un’autrice Tiffany Watt Smith, della Queen Mary University di Londra, autrice della celebre Enciclopedia delle emozioni umane, ne ha classificate ben 154! Sostenendo, però, che ce ne potrebbero essere tante altre.

Le emozioni, quindi, sono funzionali, sono utili, ne va della nostra sopravvivenza.
Però devono essere in gergo tecnico “regolate, gestite”, perché, talvolta, assumono delle accezioni problematiche.
Questo accade nel momento in cui eccedono, ad esempio per intensità oppure per durata, oppure, nel momento in cui si manifestano in contesti inadeguati o in maniera imprevedibile.
Ecco perché è importante avere chiaro un percorso di regolazione delle emozioni.
I 5 STEP DEL PROCESSO DI REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI
I cinque step, i cinque verbi, su cui si basa il processo di regolazione delle emozioni, sulla base della letteratura scientifica internazionale, sono
1 – Prendere consapevolezza
2 – Definire
3 – AccettarE
4 – Integrare
5 – Esprimere, che cosa? il flusso delle emozioni
Nei prossimi articoli approfondiremo proprio questi 5 aspetti fondamentali per capire e gestire al meglio le nostre emozioni.
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